in Italia meno negozi, più B&B, bar e ristoranti
Confesercenti: in Italia meno negozi, più B&B, bar e ristoranti
5 Settembre 2017
A 10 anni da crisi. Spesa famiglie inferiore di 1.500 euro a 2007. Dal 2007 a oggi sono scomparse oltre 108mila imprese del commercio in sede fissa, il 15% del totale.
Meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo. La grande recessione scoppiata alla fine di agosto di dieci anni fa, afferma la Confesercenti, “ha trasformato profondamente il volto delle nostre città, modificando la composizione delle attività urbane e scambiando le vetrine dei negozi con pub, bar, ristoranti e attività turistiche. Dal 2007 a oggi sono scomparse oltre 108mila imprese del commercio in sede fissa, il 15% del totale. Attività che sono state parzialmente ‘sostituite’ da pubblici esercizi e attività ricettive (+63mila, per un aumento del 16,6%)”. “Mentre il dinamismo del settore turistico e dei pubblici esercizi è evidente – sottolinea la presidente della Confesercenti, Patrizia De Luise – il commercio continua a soffrire, schiacciato da una parte da una ripresa della spesa delle famiglie che tarda ad arrivare, ma anche da un trasferimento delle quote di mercato dai piccoli alla grande distribuzione organizzata dovuto in primo luogo alla liberalizzazione, insostenibile per le imprese familiari e che deve essere ripensata. Incide chiaramente anche l’evoluzione tecnologica, come dimostra l’aumento di negozi web e di imprese che si occupano di distribuzione commerciale tramite vending machine”.
“Un cambiamento – secondo De Luise – dovuto alle modificate abitudini, ai diversi stili di vita, alla composizione dei nuclei famigliari, al lavoro sempre meno fisso e stabile, ai pasti sempre più consumati al di fuori delle mura domestiche, all’avvento di internet e dell’online, ma anche al fatto che la piccola impresa, quella famigliare, quella che ha reso la nostra rete commerciale la più bella e più varia del pianeta, ha subìto e pagato, con l’impossibilità di automantenersi, le politiche di liberalizzazione e la mancanza di una vera politica di sostegno”. “È il segno – aggiunge la presidente – che la ripresa del commercio deve passare attraverso il sostegno dell’innovazione: misure vere, inserite nel quadro di Impresa 4.0, che permettano di modernizzare, più che di sanzioni per la mancanza del Pos. Perdere le attività di vicinato sarebbe un danno per tutti, non solo per i commercianti: i negozi sono un elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e per il valore turistico e la fruibilità del territorio. Lo diciamo da anni: se vive il commercio, vivono le città”.
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